• Pubblicata il
  • Autore: Gianni
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Federica Prima parte - Rimini Trasgressiva

Conobbi Federica in un villaggio turistico. Si avvicinò chiedendomi se l’ombrellone e la sdraio accanto al mio fossero liberi ed alla mia affermazione, levandosi il pareo che la avvolgeva, si sdraiò sul lettino mettendo in mostra un fisico eccezionale evidenziato dal topless che indossava e dai lunghi capelli neri che gli scendevano fin sulle tette. Da ogni poro della sua pelle sprizzava sesso, ma nello stesso tempo sembrava più pudica di quanto il suo mini abbigliamento dimostrasse. Incominciammo a chiacchierare del più e del meno ed alla fine del pomeriggio ci salutammo dandoci appuntamento per l’indomani. Caso volle che a cena ci ritrovassimo allo stesso tavolo con immenso piacere di entrambi. Decidemmo di fare una passeggiata sulla spiaggia ed a un certo punto mi chiese se mi sarebbe piaciuto seguirla nel suo bungalow. Mi pareva di sognare …. non mi era mai successo di essere invitato così esplicitamente. Solo sulla porta mi disse che era un trans e che non ci sarebbe stato problema se avessi declinato l’invito. Le confessai che non avevo mai avuto tali esperienze e lei ridendo, prendendomi per mano, mi rispose: “C’è sempre una prima volta.” Chiuse la porta alle nostre spalle ed immediatamente ci trovammo avvinghiati in un bacio di passione, mozza fiato, come se da anni non aspettassimo altro. In un attimo fummo senza vestiti e distesi sul letto. Mi accarezzò dalla testa ai piedi, mi baciò con passione non so quante volte, mi offri le sue tette sode e ben proporzionate e notando un mio certo imbarazzo cercò di mettermi a mio agio dicendomi di lasciare fare tutto a lei senza tenere conto del suo cazzo che stava crescendo di volume. Incominciò a succhiare il mio che da titubante in pochi attimi raggiunse una erezione violenta. Succhiandomelo mi titillava le tette mandandomi in estasi mentre io, quasi per dovere, cercavo con le mani il suo cazzo che si parava davanti ai miei occhi duro e più grosso del mio. Le allontanò quasi con violenza affermando che ogni cosa ha il suo tempo e che me l’avrebbe dato al momento giusto. Risposi che data la mia “verginità” mi sarei sottomesso ai suoi voleri. Continuò un andirivieni tra la mia bocca ed il mio cazzo ed ogni volta che lo lasciava per baciarmi mi domandavo se dovevo lasciarla fare o prendere l’iniziativa. Fu lei ad un certo punto, dopo un ennesimo bacio, a sedersi su di me ed infilarsi nel buchino, con una lentezza quasi esasperante, il mio membro che stava per scoppiare. Mentre il mio glande attraversava il suo sfintere, mi parve di attraversare la porta del paradiso. Mi cavalcò dolcemente, senza fretta, senza essere infoiata e alla mia richiesta di essere attivo mi rispose che preferiva avere lei l’iniziativa per essere padrona del mio piacere e soprattutto del suo che io non potevo conoscere. Ad un certo punto accelerò il ritmo, afferrò con una mano il suo membro, che fino ad allora non aveva toccato, si chinò a baciarmi dicendomi: “Stiamo venendo insieme”. Sentii il mio membro esplodere in una sborrata che mai avevo provato prima con nessuna donna. Riprendendomi dall’estasi mi accorsi che il mio addome era bagnato pur rendendomi conto di essere ancora dentro di lei. Mi guardò con un dolce sorriso pieno di complicità chiedendomi se avevo capito cosa significasse essere padrona del suo e del mio piacere: mi aveva fatto sborrare e godere contemporaneamente alla sua sborrata ed al suo piacere. Ci addormentammo abbracciati come due amanti. I giorni seguenti mi trasferii a vivere nel suo bungalow. Fu una settimana di passione e di innamoramento. Ci svegliavamo al mattino con il desiderio uno dell’altro, ci si ripeteva al pomeriggio e nuovamente alla sera. Ma era sempre lei a condurre il gioco e a dettarne le regole. Era lei a prendere l’iniziativa per farmi un pompino, oppure ad offrirmi il buchino, oppure ancora a farmi una sega da portarmi via la pelle. E sempre era in sintonia con ciò che più desideravo in quel momento: non c’era bisogno di parole o di richieste. Alle mie rimostranze che mi sarebbe piaciuto poterla accarezzare e baciare a mio piacimento, mi rispose che me lo avrebbe concesso quando sarebbe stata certa della mia convinzione perché fino a quel momento mi ero sempre comportato come un tipico maschio egoista. Il penultimo giorno, dopo avermi fatto un pompino, mi venne a baciare per la prima volta con la bocca piena di sperma: ci dissetammo insieme del mio liquido e quindi si sedette sul mio torace e, accarezzandomi i capelli con dolcezza infinita, avvicinò quasi per caso il suo cazzo alle mie labbra, dicendomi che aveva visto nei miei occhi il desiderio di farle un pompino e che lei non aspettava altro. D’istinto, senza profferire parola, aprii la bocca e lei lo introdusse delicatamente. Incominciai a succhiarlo avidamente, famelico. Federica appoggiò le sue mani sulle mie guancie e guidandomi trasformò i miei movimenti grossolani ed imprecisi in un gioco di labbra, lingua, bocca, denti, allontanando le mie mani tutte le volte che le cercavo di aiutare la bocca. Delicatamente ma con decisione mi diede a succhiare alternativamente i suoi grossi testicoli (mi sono sempre chiesto come facesse a nascondere così magistralmente i suoi attributi nei mini slip che indossava) e poi, sempre accarezzandomi il volto, lentamente iniziò a chiavarmi in bocca che sentivo trasformarsi in una vagina vogliosa di essere riempita dal suo cazzo. In pochi minuti mi trasformò in un abile pompinaro e si compiacque con me. Avevo il cazzo duro e teso come la corda di un violino, ma lei si disinteressò completamente del mio piacere affermando che il mio godimento era già nell’averlo in bocca. E così era. Mi accorsi che stava per venire e la guardai intensamente negli occhi: mi disse di comportarmi secondo l’istinto. La mia bocca in un attimo si trasformò in una ventosa e lei, tenendomi forte per le mani, mi riempì a fiotti caldi e saporiti. Il giorno dopo, uscendo dalla doccia, mi si avvicinò domandandomi cosa aspettavo a prendere l’iniziativa, e così dicendo portò la mia mano al suo cazzo. Incominciai ad accarezzarlo lentamente e subito si drizzò maestoso e voglioso di essere segato. Si sedette sulla poltrona e mi fece inginocchiare tra le sue gambe proibendomi di usare la bocca. Quasi con religiosità, come avessi paura di rompere un giocattolo meraviglioso, aumentai il ritmo dei movimenti della mano, alternando colpi secchi con movimenti rallentati che aumentavano il desiderio, così come mi aveva insegnato, sentendo il suo sperma che saliva a poco a poco verso quella cappella che già dal primo giorno avevo desiderato avere tra le mani. Con decisione portò la mia bocca alla sua e mentre mi affondava la lingua da mozzarmi il fiato, venne a schizzi che non sembravano finire mai accompagnati da un tremito di tutto il corpo.

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18/08/2011 16:38

remo

Cara Sara gli antichi romani certo non possono essere tacciati di non essere dei veri uomini, pertanto se vuoi una bella revisionata alla tua passera ed anche il secondo canale fatti pure sentire io ci sono! REMO

17/08/2011 12:32

giuliano

cara Sara, può darsi che siamo tutti froci. Siamo in attesa di un tuo racconto per farci apprezzare le donne di una volta o come sono quelle dei tempi moderni.

17/08/2011 11:59

tito™

gran bel racconto...scritto bene, con garbo e sensualità...ti sei meritato un bel 10

17/08/2011 09:19

sandra

MA IN QUESTO SITO!!!! SOLO FROCI CI SONO????MA I VERI UOMINI DI UNA VOLTA DOVE SONO????????

15/08/2011 16:00

REMO

Se il tuo racconto e veritiero, ne sono certo e sicuro, potrebbe essere una esperienza da condividere. Lo spero. REMO

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